domenica 23 gennaio 2011

Il Triangolo maledetto

Per Triangolo delle Bermude si intende un'area molto vasta dell'atlantico che ha il suo vertice nelle isole Bermuda a sud e che si estende dalla punta meridionale della florida fino alla piccole Antille. Per questi confini, anche se molto imprecisi, la zona prende anche il nome di Triangolo maledetto a causa di un lungo elenco di incidenti inspiegabili che vi sono accaduti. A fianco trovate invece un triangolo con altri vertici, però risulta essere più preciso secondo gli incidenti più rilevanti. Un particolare che rende diverse le disgrazie accadute in quest'area da quelle che avvengono in altre parti del mondo, è il fatto che di tutti gli incidenti non è rimasta traccia. Nessun relitto, nessun superstite. Aerei, navi persone, risultano ogni volta letteralmente sparite. Di loro si sapeva con esattezza il luogo di partenza e la destinazione prevista; si sapevano particolari relativi al viaggio trasmessi per radio durante la navigazione. Poi più nulla. Interrotti i collegamenti più o meno bruscamente, iniziavano ricerche sistematiche nella presumibile zona dell' incidente, ma sempre senza risultato. Uomini e mezzi erano così scomparsi, volatilizzati nel nulla.

L'ipotesi dell'errore umano cade poi completamente se applicata al caso della squadriglia dei caccia Grumman. Un aereo avrebbe potuto staccarsi dalla formazione e trovarsi di colpo in difficoltà, ma la scomparsa di tutti e cinque restava assolutamente inspiegabile sotto questa luce. Era impossibile pensare che tutti i piloti avessero sbagliato o si fossero sentiti male contemporaneamente, così come è impossibile ipotizzare un errore del caposquadriglia che avrebbe trascinato i compagni in un disastro fatale, facendoli scendere in picchiata sulla superficie dell'oceano. Infatti il disastro non era stato improvviso in quanto la dinamica della disgrazia presenta una lunga serie di contatti radio prima del silenzio finale. I messaggi pervenuti alla base di Fort Lauderdale erano confusi e contraddittori ma non indicavano che qualcuno si sentisse male fisicamente.Negli anni cinquanta, studiosi della Scripps Institution of Oceanography scoprirono che su molti fondali prospicienti variazioni dell'intensità magnetica, la cui natura e struttura però non erano molto conosciute. Si sapeva che materiali magnetizzabili perdono ogni traccia del loro magnetismo se portati a grande temperatura. Una volta raffreddati però, assumono permanentemente le caratteristiche del campo magnetico in cui si trovano. Molte delle rocce presenti in questa zona rivelavano un comportamento magnetico inspiegabile.

Qui di seguito, una ricostruzione del accaduto.


Studi successivi del professor Vine dell’università di Cambridge avevano portato a clamorose conclusioni . Ricerche magnetometriche in ampi tratti dell’oceano avevano poi rilevato differenze positive e negative rispetto al campo magnetico terrestre normalmente rilevabile. Presto fu evidente che questo aveva invertito più volte nel corso delle ere geologiche la propria polarità.. Altri studi sul campo magnetico sul mare furono condotti dagli scienziati del Lamont Geological Observatory. I risultati ottenuti consentirono di chiarire da un punto di vista geofisico la storia e la dinamica dei fondi oceanici, nonché correlare queste prove con la teoria della deriva dei continenti. Ma questi risultati, importanti per la conoscenza della geofisica, dello studio dei terremoti e dei vulcani sembravano non avere nessun legame con gli incidenti del Triangolo maledetto. La misura di queste anomalie era appena rilevabile con strumenti sofisticati.

Le indagini in proposito fecero progressi solo nel dopoguerra, quando appunto la tecnica aveva consentito di affinare i metodi di indagine e così chi voleva ipotizzare la presenza di corpi estranei alla normale morfologia terrestre, in grado di alterare enormemente la misura del campo magnetico con conseguenti effetti nocivi su cose e persone doveva arrendersi di fronte all’evidenza. Queste fonti abnormi sarebbero state subito localizzate da un’imponente rete di controlli scientifici che ogni giorno vengono effettuati per diverse ragioni ma con precisi programmi. C’era poi da considerare che ogni giorno centinaia di navi e aerei transitavano nella zona senza avvertire conseguenze su bussole e strumenti. Ben presto si scoprì che anomalie magnetiche dello stesso tipo ed intensità erano presenti in tutti i mari del mondo, lungo le dorsali oceaniche dell’atlantico e del Pacifico e questo lascia ben poco spazio alle fantasie. Dunque tutte queste informazioni abbastanza elementari sono già sufficienti per ridimensionare l’arcano che si celerebbe nel triangolo Maledetto, sotto forma di fenomeni magnetici capaci di provocare interferenze così clamorose. Se qualcosa di strano avviene in quella zona, le cause devono essere dunque ricercate altrove. I tifoni per esempio, sicuramente frequenti da queste parti, possono aver avuto la loro parte nelle disgrazie. Questi disastri naturali che devastano il mare e si abbattono sulle coste con enorme violenza hanno una origine meteorologica che appunto li localizza in quella regione con maggior frequenza che altrove. La loro azione distruttiva è spaventosa. Molti aerei e navi potrebbero essersi perduti per questo motivo. Tuttavia le cronache degli incidenti avvenuti sono spesso concordi nel precisare che al momento delle varie sciagure le condizioni meteorologiche erano normali, se non addirittura buone.

Questa insidia esiste sicuramente e potrebbe aver causato qualcuna delle disgrazie rimaste inspiegabili. In questa ipotesi però sembra strano che i naufragi si siano verificati nei punti approssimativamente segnalati come lo stretto di Florida (rotta della Marine Sulphur Queen) o nell’area dell’arcipelago delle Bahamas. In questo caso gli effetti delle eventuali onde di sessa dovevano essere avvertiti anche in prossimità delle coste interessate, ma ciò non è mai avvenuto. Siamo dunque ancora di fronte ad elementi contraddittori che restringono l’eventualità di una causa di questo tipo. Lo stesso ragionamento vale per i maremoti. I movimenti di assestamento che li provocano hanno una portata più ampia e non sfuggirebbero al pennino dei sismografi, oltre al fatto evidente che le loro conseguenze coinvolgerebbero molte popolazioni rivierasche.Vari giornalisti e scrittori che si sono occupati delle sciagure accadute nel triangolo hanno rilevato come queste siano divenute particolarmente frequenti a partire dal 1945, vale a dire nell’immediato dopoguerra. Si è pensato allora alla possibilità di azioni di sabotaggio o terrorismo da parte di alcuni nuclei di combattimento che non avessero accettato l’esito del conflitto, e avessero continuato a condurre una lotta personale per quanto folle e senza speranza. Ma qui si dovrebbe poi ipotizzare la presenza di sottomarini e di navi da combattimento nella zona, e ciò è sinceramente improponibile. In conclusione nessuna delle ipotesi prese in esame è capace di spiegare, in qualche modo, un numero sufficiente di disgrazie. Anche pensando ogni volta ad un insieme di varie concause, che allargherebbe il numero degli incidenti naturalmente possibili, ne rimarrebbero comunque molti senza una logica spiegazione.

In verità, qualcosa è stato ritrovato al largo di Paradise Point, la punta occidentale dell' isola di Bimini. Il professor J. Manson Valentine, zoologo ed archeologo dell' Istituto Oceanografico della stessa Bimini, in collaborazione con altri studiosi e con sommozzatori scientificamente preparati (tra cui Jacques Mayol) ha rinvenuto a 6 metri di profondità rovine risalenti ad almeno 8-10.000 anni fa. Blocchi di pietra indubbiamente lavorati dall' uomo, che avrebbero potuto far parte di strade ed edifici e che non è apparentemente assurdo collegare con il leggendario continente sommerso.

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